Joseph Porrino ideatore del progetto educativo Apnea Academy Kids as Dolphins risponde a qualche domanda
Joseph, come nasce l’idea di creare un progetto educativo per bambini all’interno di una realtà come A.A:
Kids as Dolphins nasce nel 1989 a Levico Terme (Trento) e viene presentato al direttivo di AA nel 1996. Rispetto a quanto proposto fino ad allora, caratteristica di questo progetto è il carattere essenzialmente educativo il cui scopo è la prevenzione e l’educazione per un corretto approccio con il mondo subacqueo. L’intento è quello di creare un percorso didattico semplice ma allo stesso tempo innovativo, che tenga conto delle reali esigenze del bambino.
Che tipo d’ insegnamento viene sviluppato all’interno del progetto?
All’inizio ho sperimentato, con l’aiuto della dott.ssa Maria Neri Perina, psicopedagogista specializzata in tema di età evolutiva, nuove vie d’insegnamento tendenti a favorire l’autonomia e il rispetto della personalità nel bambino.
Il piccolo allievo non viene più concepito come ricettore passivo ma come elemento attivo all’interno di una esperienza dove la libera collaborazione favorisce lo spirito di cooperazione.
La necessità di creare i presupposti, pur all’interno di un percorso didattico guidato, di un self-government che permetta ai piccoli di conciliare gli interessi individuali con quelli del gruppo, è alla base di questo progetto.
Attraverso l’esperienza attiva e la simulazione il gruppo viene stimolato a trovare autonomamente le soluzioni ai problemi che, di volta in volta, vengono proposti.
Che metodologia viene sviluppata per facilitare l’apprendimento dei bambini?
Scopo pricipale è quello di sviluppare, attraverso un percorso guidato e strutturato (sequenzialità), nuovi schemi motori che inducano il bambino ad apprendere le tecniche destinate al movimento subacqueo.
Gli obiettivi principali diventano pertanto:
- l’ambientamento fisico-sensoriale per abituare il piccolo, in maniera progressiva, a percepire il proprio corpo sia in superficie che sott’acqua.
- l’adattamento psicologico che consenta al bambino, attraverso il gioco, di rimuovere stati d’ansia e paure avvicinandolo in modo positivo al mondo subacqueo
- la formazione di nuovi schemi motori e abilità tecniche.
Qual è il compito dell’educatore?
Compito dell’educatore è quello di favorire, attraverso un percorso guidato, l’acquisizione di nuove conoscenze e abilità motorie per la sicurezza nell’ambiente acquatico.
L’educatore dovrà sostenere la motivazione del bambino attraverso il gioco e la gratificazione verbale ad ogni compito eseguito. A livello motorio egli dovrà essere in grado di correggere eventuali errori di postura senza forzare, degradando gli esercizi proposti in più passaggi semplici, per consentire al bambino di trovare il suo punto di equilibrio operativo. Un’intervento di questo tipo favorisce sicuramente l’acquisizione di dati utili affinchè il piccolo possa elaborare ed esprimere, personalmente e autonomamente, comportamenti coerenti con le situazioni vissute.
A quale età si può iniziare una attività di subacquaticità?
Ritengo che la prima fascia di età da prendere in considerazione per un progetto come “Kids as Dolphins” sia quella che parte dai 7 anni; i bambini di soli 6 anni non hanno infatti ancora sviluppato sufficienti processi di alfabetizzazione, di socializzazione e di capacità di adattamento. Seppur in minima parte, anche le capacità coordinative risultano migliori dai 7 anni in poi.
Che importanza dai al gioco nell’insegnamento?
Il GIOCO è parte attiva nell’educazione psicomotoria, stimola la destrezza fisica , l’uso dei sensi, oltre a liberare una grande capacità creativa.
Quali sono secondo il tuo punto di vista gli errori più gravi che un istruttore può commettere?
La scarsa conoscenza delle problematiche connesse all’età evolutiva e, ancor peggio l’introduzione nell’ambito delle esercitazioni di concetti pericolosi quali il tempo e la distanza, diventano fattori negativi per la mentalità dei ragazzini, diseducativi e a volte fuorvianti, se applicati a una disciplina come la nostra.
Quali sono i parametri di sicurezza per una attività come quella proposta da “Kids as Dolphins?
A tale proposito sintetizzo quanto consigliato dal dottor Nicola Sponsiello al primo convegno scientifico di Castel Ivano (TN) dal tema: L’Atto Respiratorio e L’Apnea nel Bambino.
Partiamo con un dato di fatto: un bambino non ha ancora completato lo sviluppo del suo soma. Se a ciò sommiamo le scarse conoscenze scientifiche, in tema di sviluppo psico/somatico non ci resta nessun’altra scelta se non quella di invitare alla massima cautela.
Il consiglio da dare è quello di non superare mai i 3 metri per i più piccoli e i 6 metri per i ragazzi tra i 10 e i 13 anni. Non si tratta di numeri presi a caso, ma del frutto di conoscenze fisiologiche assodate: entro i 3 metri le modificazioni vascolari, che vanno sotto il nome di “blood shift” sono così modeste, da non sembrare capaci di dare conseguenze. Da questo dato si può supporre che anche in organismi immaturi non vi sia alcun effetto spiacevole nel raggiungere i 3 metri. Anche i tempi di permanenza in apnea devono essere brevissimi e legati all’attività didattica proposta.
Il percorso didattico, da quello che capisco, prevede più corsi?
Esattamente. Con l’aiuto della dott.ssa Neri sono riuscito ad individuare e soprattutto a sperimentare una didattica che tenesse conto dell’evoluzione psicosomatica dei ragazzini dai 7 a 13 anni.
Abbiamo suddiviso il progetto in due step diversi che vanno dai 7 ai 9 anni per un corso base e dai 10 ai 13 anni per un corso avanzato.
Nel primo corso, oltre ad aver preso in considerazione la necessità di dosare le stimolazioni cinetiche in base alle capacità motorie (neuro vegetative) del piccolo allievo, ci siamo concentrati sull’uso di un linguaggio semplice, comprensibile, pregnante, puntando su pochi concetti indispensabili per l’educazione alla sicurezza nell’attività in acqua. Anche nella scelta degli esercizi, considerate le difficoltà a stabilizzare le abilità motorie, come detto prima, si è focalizzata l’attenzione sull’importanza della sequenzialità nella pianificazione del lavoro proposto.
Diversa è la situazione in un corso avanzato: l’età presa in considerazione va dai 10 ai 13 anni, periodo della vita in cui nel bambino avvengono mutamenti fondamentali nello sviluppo cognitivo, inteso come capacità di processare le informazioni e le conoscenze non solo attraverso l’esperienza, ma anche attraverso la perizia.
“Esperienza” e “perizia” sono elementi che favoriscono una didattica più articolata, che hanno alla base il concetto di “lavoro di coppia” quale elemento indispensabile per la propria sicurezza e sono fondamentali per le dimensioni di organizzazione e solidarietà nella esperienza di gruppo.
Ritieni necessaria la formazione di istruttori specializzati in questo settore?
Assolutamente sì, ritengo quanto mai necessaria una formazione seria che spazi su più aspetti dell’età evolutiva: psicologici, di linguaggio, di capacità di apprendimento, psicomotoria……
Oltre alla dott.ssa Neri quali altri specialisti hanno collaborato al progetto?
Hanno collaborato attivamente al progetto alcuni membri dello staff scientifico di AA Research e DAN Research e ricercatori quali:
il dott. Nicola Sponsiello, il dott. Danilo Cialoni, il dott. Lorenzo Manfredini, il dott. Stefano Correale, il prof. Andrea Campara docente dell’università di Scienze Motorie di Verona, il dott. Claudio Marabotti, il dott. Maurizio Schiavon, il prof. Costantino Balestra, il dott. Flavio Fontana, il dott. Mike Maric la dott.ssa Eika Garbella, il dott. Flavio Fontana, il prof. Stefano Tovaglieri, il dott. Silvio Battaini, Matteo Zangoni alias Ciccio Gatto, Paolino Deriu, Antonella Devanna, Carlo Gottardi, Piergiorgio Bertoldi e, il mitico maestro Umberto Pelizzari.
Vorrei, inoltre, ringraziare pubblicamente il compianto prof. Piergiorgio Data per i suoi preziosi consigli e tutto il mio staff composto da seri professionisti.
Qual è il tuo pensiero in merito a questo tema?
Educare il maggior numero di bambini alla prevenzione e precauzione in acqua significa allontanare le possibilità di incidenti. Insegnare ai piccoli ad essere solidali e ben organizzati tra loro, come dimensione che riporteranno nelle relazioni del vivere quotidiano.